Importante Odinanza della Corte di Cassazione in materia di prescrizione da applicare I crediti erariali. Infatti, i Giudici della Suprema Corte con l’Oordinanza n° 20213/15, depositata in data 08.10.2015 hanno ribadito l’orientamento favorevole al contribuente, stabilendo che, in caso di notifica della cartella esattoriale, opera la prescrizione quinquennale.
L’Ordinanza in oggetto ha una grande rilevanza per i contribuenti spiega l’Avv. Carlo Claps, Presidente di Aidacon Consumatori –www.aidacon.it : “ da sempre sosteniamo che, in caso di notifica di cartella esattoriale, il contribuente, che precedentemente non ha ricevuto alcun atto notificato, può eccepire la prescrizione quinquennale. Infatti, la cartella esattoriale non può essere paragonata ad un provvedimento definitivo come una sentenza di un Giudice o un accertamento dell’Agenzia delle Entrate, pertanto, avverso la cartella si potrà eccepire la prescrizione di 5 anni ex art. art. 2948 c.c. e non quella decennale ex art. 2946 c.c..”.
Pertanto, al fine di rendere pacifica l’applicabilità del termine di prescrizione ordinario (dieci anni), il creditore chiamato in causa (sia l’Ente della Riscossione, sia l’Ente impositivo, come vedremo in seguito) dovrà produrre in giudizio il “titolo definitivo” della pretesa, ossia “il provvedimento amministrativo di accertamento o la sentenza passata in giudicato”, emessi “antecedentemente all’emissione delle cartelle”; in difetto opererà la prescrizione quinquennale.
Ora, spiega ancora l’avv. Carlo Claps, i contribuenti potranno difendersi con maggior vigore, facendo annullare migliaia di cartelle esattoriali rescritte. Gli stessi potranno chiedere ad Equitalia l’estratto di ruolo, verificare se le cartelle esattoriali sono riconducibili a debiti prescritti; in tal caso, presentare istanza di autotutela direttamente ad Equitalia e, per completezza all’Ente creditore; in caso di diniego, impugnare il provvedimento nei termini di legge.
CORTE DI CASSAZIONE
SEZIONE VI
ORDINANZA N. 20213 Anno 2015
Presidente: IACOBELLIS MARCELLO.
Relatore: CARACCIOLO GIUSEPPE.
Data pubblicazione: 08/10/2015
ORDINANZA
sul ricorso 9962-2013 proposto da:
EQUITALIA SUD SPA, società soggetta all’attività di direzione e oordinamento di Equitalia Spa, in persona dell’Amministratore
Delegato e per esso il Responsabile Contenzioso Esattoriale Calabria, elettivamente domiciliata in ROMA, IA CAVALIER D’ARPINO 8, presso lo studio dell’avvocato ENRICO FRONTICEJ L., che la rappresenta e difende giusta procura speciale in calce al ricorso;
– ricorrente –
contro
- A.;
– intimato –
avverso la sentenza n. 67/03/2012 della COMMISSIONE RIBUTARIA REGIONALE di CATANZARO del 2/02/2012, depositata 1’01/03/2012;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 23/07/2015 dal Consigliere Relatore Dott. GIUSEPPE CARACCIOLO.
La Corte,
ritenuto che, ai sensi dell’art. 380 bis cod. proc. civ., è stata depositata in cancelleria la seguente relazione:
Il relatore cons. Giuseppe Caracciolo, letti gli atti depositati, osserva:
La CTR di Catanzaro ha respinto l’appello proposto da “Equitalia Sud spa” contro la sentenza n.37/13/2010 della CTP di Cosenza che aveva accolto il ricorso proposto da Milizia Antonio avverso avvisi di mora notificati a seguito dell’omesso pagamento di cartelle relative a TARSU/TIA per gli anni dal 1998 al 2004.
La Commissione di primo grado aveva accolto il ricorso del contribuente sul presupposto che fosse intervenuta la prescrizione quinquennale (ex art.2948 cod civ) del potere esattivo dell’imposta (alla luce del fatto che i ruoli apparivano tardivamente consegnati all’esattore, per quanto fossero state poi effettivamente notificate le cartelle di pagamento) e la CTR adita in appello ha motivato la propria decisione nel senso che “contrariamente a quanto dedotto dall’appellante….si applica alla fattispecie in esame la norma di cui all’art.2948 e non quella di cui all’art.2946 del codice civile”, con conseguente tempestività della cartelle notificate tra il 2002 ed il 2006, a fronte di crediti maturati tra il 1998 ed il 2006.
La parte concessionaria ha interposto ricorso per cassazione affidato a unico motivo.
La parte contribuente non si è difesa.
Il ricorso — ai sensi dell’art.380 bis cpc assegnato allo scrivente relatore- può essere definito ai sensi dell’art.375 cpc. combinato disposto con l’art.26 del DPR n.602/1973) la parte ricorrente si duole dell’erronea applicazione da parte del giudice del merito delle norme dianzi menzionata, alla luce del fatto che —a riguardo della cartella di pagamento, che è titolo esecutivo- la norma applicabile è quella dell’art.2946 cod civ, concernente la prescrizione ordinaria. Secondo la ricorrente, d’altronde, “a tutto voler concedere”, le cartelle esattoriali risultavano tempestivamente notificate, “entro il termine di prescrizione breve”.
Il motivo appare infondato e da disattendersi.
Premesso che la parte ricorrente ha dato generico conto della sequenza temporale delle intervenute notificazioni delle cartelle di pagamento (sicchè, quand’anche volesse considerarsi ciò che si assume in ricorso a proposito di rispetto del termine breve di prescrizione, o meglio: del termine decadenziale previsto per la notifica degli atti esattivi,i1 motivo sarebbe comunque difettoso in punto di autosufficienza), resta comunque che la giurisprudenza che la parte ricorrente ha valorizzato in ricorso a proposito della applicabilità del termine di prescrizione ordinaria è tutta riferibile a titoli di accertamento-condanna (amministrativi o giudiziari) divenuti definitivi, non già invece a cartelle esattive che —se adottate in virtù di procedure che consentono di prescindere dal previo accertamento dell’esistenza del titolo- non possono per questo considerarsi rette dall’irretrattabilità e definitività del titolo di accertamento e ripetono la loro legittimità (sotto il profilo della tempestività della procedura di notifica alla parte destinataria) dalla legge che le regola.
Non vi è perciò dubbio sul fatto che —per poter postulare l’applicabilità alla specie di causa del termine di prescrizione decennale- la parte ricorrente avrebbe dovuto indicare l’esistenza di un titolo definitivo a pretendere, antecedente all’emissione delle cartelle, di cui non è stata fatta menzione alcuna.
Pertanto, si ritiene che il ricorso può essere deciso in camera di consiglio per manifesta infondatezza.
Roma, 30 luglio 2014
ritenuto inoltre: che la relazione è stata notificata agli avvocati delle parti;
che non sono state depositate conclusioni scritte, né memorie;
che il Collegio, a seguito della discussione in camera di consiglio, condivide i motivi in fatto e in diritto esposti nella relazione e, pertanto, il ricorso va rigettato;
che le spese di lite non necessitano di regolazione, atteso che la parte vittoriosa non si è costituita.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso. Nulla sulle spese.
Ai sensi dell’art.13 comma 1 quater del DPR 11.115 del 2002, la Corte dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente principale, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso principale, a norma del comma 1-bis dello stesso art.13.
Così deciso in Roma il 22 luglio 2015
Il Presidente